OSTEOPOROSI | La diagnosi
L’esame che ci permette di fare una valutazione precisa ed affidabile del contenuto osseo della paziente in menopausa è la DXS (Densitometria ossea). Questo esamina l’osso essenzialmente in due distretti, collo del femore e vertebre, misurando quante radiazioni esso è capace di assorbire, valore che è direttamene proporzionale al calcio in esso contenuto. Il valore ottenuto si esprime in grammi/cm quadrati di superficie di osso. Il valore ottenuto si pone in relazione al valore medio delle pazienti adulte dello stesso sesso e viene indicato come T score. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbiamo la seguente classificazione:
Soggetto non osteoporotico: T score tra + 2,5 e -1 DS (Deviazione standard)
Osteopenia T score compreso tra -1 e -2,5 DS
Osteoporosi T score meno di 2,5 DS
Osteoporosi conclamata T score -2,5 e presenza di fratture
Questi valori permettono di valutare in generale il rischio teorico di frattura della singola paziente, anche se non è possibile valutare il rischio reale se non consideriamo anche le altre variabili che lo possono aumentare. La DXS dovrebbe essere effettuata in tutte le donne in menopausa ed anche prima in quei soggetti che sono caratterizzati da alcune condizioni di rischio come fumo, basso peso, terapia cortisonica, etc. Data la variabilità posseduta da questa analisi la ripetizione dell’esame non è consigliato prima dei 1,5 – 2 anni; sempre che non intervengano fattori di rischio capaci di aumentare la possibilità di frattura osteoporotica.
Oltre alla DXS, nel tempo, sono stati proposti anche esami del sangue per valutare soprattutto la velocità di perdita di calcio. Allo stato attuale, secondo una importante gruppo di lavoro sull’osteoporosi, l’effettuazione di esami ematici per il dosaggio dei cosidetti markers di riassorbimento osseo vanno proposti solo alle pazienti che presentano valori di T score inferiore a quanto atteso per soggetti della stessa età e a quelle che presentano altri fattori di rischio.